Fondation Valmont presenta a Palazzo Bonvicini, Venezia, la mostra “TELEMACHUS. The Quest for Self” ispirata all’Odissea di Omero secondo la visione di Maxence Guillon, Didier Guillon, Pavel Roučka, Jakub Flejšar. La mostra sarà visitabile dal 3 maggio 2025 al 22 novembre 2025 

fondation valmont
Da sinistra a destra: Maxence Guillon, Didier Guillon, Pavel Roučka, Jakub Flejšar
Villa Valentine, giugno 2024

TELEMACHUS. The Quest for Self segna il secondo capitolo di una trilogia di mostre d’arte contemporanea ispirate all’Odissea di Omero. Questo capitolo approfondisce il personaggio di Telemaco, esplorando il rapporto padre-figlio dal punto di vista di Telemaco e di Ulisse. Attraverso le opere di quattro artisti – Jakub Flejšar, Pavel Roučka, Maxence Guillon e Didier Guillon – la mostra presenta un dialogo intimo e intergenerazionale, con focus sul legame tra padre e figlio nelle due coppie di artisti.

La genesi di questa mostra è iniziata a Villa Valentine, una delle quattro Résidences Valmont, ubicata sull’isola greca di Idra. In questo contesto stimolante, gli artisti partecipanti si sono riuniti con i curatori Luca Berta, Francesca Giubilei e Valentina Secco per un workshop immersivo di una settimana. A ogni artista è stata assegnata una sala di Palazzo Bonvicini, dando loro la possibilità di creare opere site-specific in armonia con l’identità della sala a loro destinata.

Emancipazione, tumulto, introspezione, eredità

La mostra intreccia i temi della scoperta di sé, dell’eredità e della trasformazione mentre Telemaco intraprende il suo viaggio per ritrovare il padre e scoprire la propria identità. Le opere dialogano tra il passato mitico e il presente, esplorando come i legami familiari plasmino il modo in cui comprendiamo noi stessi.

Il primo aggettivo che viene in mente per descrivere TELEMACHUS. The Quest for Self è monumentale. Le sale di Palazzo Bonvicini sono riempite fino all’ultimo centimetro con installazioni imponenti che ipnotizzano i visitatori nel loro viaggio di scoperta. Ogni artista afferma a gran voce la propria presenza attraverso sculture, dipinti e installazioni che rimarranno senza dubbio impresse nella memoria. La mostra racconta infatti il rapporto padre-figlio – con tutte le sue fragilità, complessità, complicità e sinergie – in modo appunto monumentale e allo stesso tempo introspettivo.

La complicità familiare di Jakub Flejšar si interseca con il tumultuoso campo di battaglia di Pavel Roučka

Con Flejšar e Roučka, le sale si fondono l’una con l’altra, riflettendo un rapporto personale e artistico intrinseco e imprescindibile. I confini si confondono, con le identità degli artisti chiaramente definite ma in tensione tra loro. L’attenzione si sposta verso l’interno con i Guillon, spingendo gli artisti a contemplare sia ciò che sono diventati sia ciò che stanno diventando, con lo sguardo rivolto sia al passato sia al futuro delle generazioni.

Per la prima volta a Palazzo Bonvicini, le sale sono metaforicamente e fisicamente intrecciate per rappresentare il profondo legame familiare di Jakub Flejšar e Pavel Roučka da una prospettiva a 360 gradi. Flejšar sintetizza questo legame ponendo una gigantesca scultura in acciaio rosso tra la sua sala e quella di Roučka: un uomo seduto, l’artista stesso, penetra visceralmente nello spazio. Questa disposizione permette al visitatore di scoprire, nella Sala 1, solo una parte dell’insieme. Al centro della sala, una grande figura umana è accovacciata e fissa l’uomo seduto, apparentemente oppresso da un’eredità troppo pesante da portare.

Le due sculture sono ritratti dell’artista in diverse fasi della sua vita: prima e dopo aver acquisito la capacità di mantenere la complicità con Roučka senza scivolare nella dipendenza. La complicità è un concetto chiave nell’Odissea, in quanto Telemaco svolge un ruolo fondamentale affiancando Ulisse nel rivendicare il potere a Itaca.

Jakub Flejšar – Sala 1

La scultura a cavallo tra le sale entra nello spazio di Roučka, impregnato dell’intensità del gesto e di dipinti imponenti. Champ de Bataille si dispiega come un momento di confronto: l’uomo seduto di Flejšar, situato tra le due sale, volge deliberatamente le spalle ai quadri del patrigno, preparandosi a prendere una decisione coraggiosa. Pur comprendendo il lavoro della figura paterna, è finalmente pronto a plasmare il proprio percorso.

Champ de Bataille – Pavel Roučka – Sala 2

Al centro della Sala 2, due grandi dipinti di Roučka raffigurano le figure chiave di Itaca, Penelope, immobile e silenziosa sul davanti come una matriarca osservatrice; Telemaco con Ulisse sono raffigurati insieme sul retro come un’unica entità – coincidenti, sublimati, quasi indistinguibili. Questa fusione solleva un interrogativo: il figlio può mai liberarsi veramente, o è destinato a portare per sempre l’eredità del padre? Questa dualità è al centro di Champ de Bataille, un rivoluzionario campo di battaglia in piena trasformazione.

Accanto a questa visione centrale, una serie di scene si dispiega come un abbraccio protettivo. Telemaco appare in diverse fasi del suo viaggio: combatte, si mette in discussione e alla fine trionfa. Padre e figlio non saranno quindi mai rivali, ma figure intrecciate nella stessa lotta, che navigano sulla linea sottile tra discendenza e autodeterminazione.

Il circolo virtuoso di Maxence Guillon prende forma con l’eredità omaggiata sotto i sogni di Didier Guillon

L’installazione di Maxence Guillon The Virtuous Circle esplora il suo percorso di uomo e di figlio seguendo le orme di suo padre, Didier Guillon. Questo percorso è inizialmente rappresentato da un tappeto rosso, che simboleggia il cammino di formazione dell’artista mentre è guidato e protetto dal padre. Quando il tappeto assume una tonalità bruna, la scena si sposta in un’arena contemporanea, dove un’installazione multimediale sostituisce la presenza fisica degli antichi spettatori romani. Davanti a questa arena imponente, una scultura in stile classico con le fattezze di Maxence mostra al pubblico le sue gestae come un gladiatore.

The Virtuous Circle by Maxence Guillon – Sala 3

La presenza virtuale del padre giudica silenziosamente la performance del figlio, osservandolo in continua presenza/assenza dagli spalti dell’arena. Mentre Didier Guillon sostituisce gli spettatori fisici dell’antica Roma, visitatori in carne e ossa possono sedersi di fronte a Maxence su uno scranno speciale, mettendosi nei panni del padre.

Il viaggio di Maxence, come quello di Telemaco, rispecchia l’esperienza umana universale di navigare in un’avventura resa possibile solo dalla consapevolezza dell’eredità paterna.

The Virtuous Circle by Maxence Guillon – Busto di Maxence Guillon

Per la Sala 4, Didier Guillon ha scelto di presentare due disegni anatomici del suo trisnonno, Alphonse Lami, stampati su imponenti totem monolitici che si ergono come echi monumentali del passato. Queste sculture ancorano le opere al presente, collegando diverse generazioni attraverso il tempo. Sopra questi totem, la parola sogno brilla in lettere luminose e incandescenti, tradotte in dieci lingue diverse. Questo termine universale trascende le barriere linguistiche e culturali, ponendo aspirazione e coraggio alla base dell’esperienza umana.

En dessous des rêves by Didier Guillon

L’installazione En dessous des rêves ci invita a riflettere sul ruolo essenziale dei sogni nel plasmare il nostro futuro. Senza sogni, diventa impossibile attingere dal passato il patrimonio necessario per navigare nel presente e, soprattutto, per guardare verso l’orizzonte sconosciuto.

Come ultima sala della mostra, questo spazio chiude il circolo virtuoso, invitando lo spettatore a riflettere su come il patrimonio plasmi non solo il passato ma anche il futuro. Proprio come il viaggio di Telemaco che giunge alla sua conclusione, questa sala funge da culmine, unendo i temi dell’eredità, della trasformazione e della scoperta di sé, lasciando allo spettatore un senso di determinazione e di potenziale mentre si trova en dessous des rêves.

Artisti

Didier Guillon e Maxence Guillon

Nel 2022, Maxence Guillon è stato nominato Presidente di Fondation Valmont, succedendo al padre Didier Guillon. Dopo gli studi in legge, Maxence ha proseguito la sua carriera accademica con un master in gestione aziendale a Madrid. Immerso nel mondo dell’arte fin dalla più tenera età, Maxence ha allenato il suo istinto e affinato il suo occhio artistico nel corso degli anni, proprio come suo padre. Questa trasmissione paterna si è evoluta in uno scambio intergenerazionale in cui i due uomini si completano e si sfidano a vicenda, dalla scoperta di artisti alla scommessa sul futuro dei talenti emergenti.

Didier Guillon discende da antenati illustri, tra cui lo scultore Alphonse Lamy e il collezionista e mercante d’arte Charles Sedelmeyer. Spinto dalla sua inestinguibile curiosità e creatività, Guillon esplora molti mezzi espressivi, come la serigrafia, l’illustrazione, le sculture in cartone e vetro, con una particolare predilezione per le installazioni mixed-media. Dal 2013 è profondamente affascinato dalle preziose tradizioni legate alla lavorazione del vetro di Murano, del bronzo e del marmo, collaborando con rinomati artigiani italiani per la produzione di opere d’arte.

Jakub Flejšar

Nato a Praga nel 1980, Jakub Flejšar si è laureato all’Academy of Arts, Architecture & Design di Praga. Il suo lavoro è caratterizzato da complesse unità scultoree che assomigliano a figure o oggetti astratti, realizzate con frammenti naturali, il più delle volte in legno. Le opere d’arte sono ispirate alla natura e alle tradizioni culturali mistiche. Le sue statue personificano considerazioni metafisiche, stimolate da domande sull’esistenza umana, sul suo significato e su fattori intangibili che vanno oltre la comprensione umana. Flejšar è stato anche allenatore di snowboardcross della nazionale ceca juniores.

Pavel Roučka

Pavel Roučka vive e lavora a Praga. La sua carriera è caratterizzata dalla padronanza di diversi mezzi espressivi, tra cui la geodesia, la cartografia, la pittura, la grafica, il disegno e la litografia. Su raccomandazione del Frederikshavn Museum in Danimarca, Roučka è stato incaricato di illustrare le edizioni de Il castello e Diari di Franz Kafka. Nel 1988, infine, è tornato esclusivamente alla pittura. Dal 1993 dirige il corso di pittura presso la Summer Academy di Frauenau, in Germania. Nel 2003, il primo ministro francese ha nominato Roučka Cavaliere dell’Ordine delle Palme Accademiche. Roučka ha tenuto più di 100 mostre personali in gallerie e musei in tutto il mondo.

Per tutte le info: fondationvalmont.com

Credits: le foto sono state fornite dal Press Office Fondation Valmont

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