Isabella Goldmann è un architetto all’avanguardia, una donna poliedrica, critica dell’architettura, giornalista, autrice e regista televisiva che definisce così la sua materia: “ Per me l’architettura è una disciplina medica che cura con scienza e bellezza lo spazio in cui viviamo”. Per lei l’obiettivo è creare valore diffondendo la sostenibilità a tutti i livelli di attività, sia aziendale che edilizia, economica, scientifica, sociale, culturale e istituzionale .

Maria Livia Pellicano ha intervistato Isabella Goldmann parlando di Bioarchitettura e quindi anche l‘Architettura Bioclimatica, la Sostenibilità, il Design, temi attuali ed estremamente importanti in relazione al climate change e ai rischi ambientali

In questo periodo si comincia a sentire quali sono i progetti europei per il futuro, per quanto riguarda l’energia, si prevede uno stop all’uso del gas naturale o di altri combustibili fossili per il riscaldamento, si sfrutta la crisi energetica come trampolino di lancio per un futuro più pulito e sostenibile e per il rispetto dell’ambiente. Cosa ne pensa a riguardo?

Siamo nel pieno di una svolta geologico/culturale. Si è già aperta una nuova era in cui alcune attività del passato verranno lasciate alle spalle: mi riferisco all’uso dei combustibili fossili, ed alla “stupidità progettuale“ che questi consentivano a livello architettonico. Ogni errore o libertà architettonici venivano infatti compensati dall’intervento degli impianti, di riscaldamento o condizionamento, alimentati da combustibili. Il bello di questa nuova era è il suo contenuto di recupero di buone pratiche del passato, ossia la applicazione di tutte quelle intelligenze di architettura passiva, ossia ben funzionante anche senza impianti, che caratterizzano la storia dell’architettura italica, da quella degli antichi romani fino al Rinascimento. 

Progettazioni di Bioarchitettura (Courtesy Isabella Goldmann)

Con la bioarchitettura si possono risolvere probblemi di energia all’interno delle abitazioni? E soprattutto, se è possibile tecnicamente, il tutto è compatibile con l’estetica del design architettonico?

Tutta l’architettura della nostra storia passata non è bellissima? Ebbene, è tutta stata fatta in bioarchitettura: si è tenuto conto della collocazione territoriale, della esposizione al sole, sono stati usati solo materiali locali, sono state applicate strategie progettuali e distributive degli spazi tali da non necessitare (se non per brevissimi periodi dell’anno) di riscaldamento o raffrescamento. Certamente la caratteristica più evidente della bioarchitettura è proprio questa: il grande supporto che offre nell’abbattere i costi di energia all’interno delle abitazioni, mantenend e spesso assecondando la bellezza assoluta degli spazi. 

Quali sono le tipologie di sostenibilità per una architettura  bioclimatica?

Verrebbe da pensare che la sostenibilità più evidente sia quella energetica. In realtà io ritengo che invece la più interessante in assoluto sia quella antropica, ossia il beneficio che la architettura bioclimatica, o bioarchitettura, porta al corpo umano in termini di benessere psico-fisico. Muoversi in un ambiente che sia stato creato con questi criteri produce un effetto estremamente calmante sull’organismo poiché calibra, in perfetto equilibrio, tutti i carichi chimici, fisici, acustici provenienti dall’ambiente e da tutto il suo contenuto di mobili e finiture, coordinandoli con i colori più adatti alle persone che vi abitano e al contesto territoriale in cui ci si trova.  Non dimentichiamo poi la sostenibilità ambientale, per il basso impatto sul territorio, quella gestionale, per la grande facilità d’uso, e quella economica, per il costo certamente più basso di gestione ordinaria e straordinaria.

Quanto è importante per lei oggi, il rapportarci con la storia, gli antichi criteri architettonici e il ritorno all‘ essenziale ?

E’ fondamentale rifarsi alla storia. Non dobbiamo inventare proprio nulla. Basta guardare le opere idrauliche degli antichi Romani, come e dove loro costruivano le città, come convogliavano l’acqua calda per il riscaldamento delle terme. Basta guardare come gli architetti del Rinascimento costruivano i palazzi, quale spessore davano ai muri verso Nord, come costruivano tettoie verso Sud, come sfruttavano i venti locali per convogliarli all’interno dell’edificio d’estate per tenere freschi gli ambienti. E mille altri accorgimenti che, se applicati tutti, riscriverebbero la storia dell’architettura contemporanea in termini di efficienza progettuale.

 Isabella Goldmann)
Progettazioni di Bioarchitettura (Courtesy Isabella Goldmann)

Cosa ne pensa del concetto architettonico giapponese, strutture leggere, essenziali e allo stesso tempo esteticamente valide per un approccio minimalista. Forse affini ad un nuovo modo di vivere? Ci sono alcuni elementi che potrebbe considerare interessanti nell’estetica e nella praticità? E se sì, quali?

Il concetto architettonico giapponese va valutato sotto due punti di vista: concettuale e strutturale. Dal punto di vista strutturale, si tratta di case costruite interamente in legno e carta di riso, con un focolare centrale e con una fortissima dispersione termica che non vanno affatto nella direzione del principio di efficienza energetica.  Dal punto di vista concettuale lo condivido appieno: la logica “less is more” mi appartiene, anche se in Giappone l’architettura e il design minimalisti nascono per motivi di ottimizzazione degli spazi ma soprattutto di essenzialità che rimandano anche al loro interessante e intenso vissuto religioso, culturale, poetico e storico. Abbiamo comunque moltissimo da imparare da questo approccio che possiamo agevolmente introdurre nella nostra logica compositiva occidentale degli spazi fondendone efficacemente le due radici.

Quando la parola viene data all’esperto, tutto appare chiaro come per incanto, soprattutto se l’esperienza , la ricerca e l’estetica sono tutt’uno in armonia perfetta per dar forma ad una attenta e dettagliata progettazione.