Cari lettori,

le riflessioni sul coraggio dei cuori empatici nascono dal fatto che ho imparato che i giorni brutti passano esattamente come quelli belli ed ho capito che non è una consapevolezza di poco valore.

Perché ci aiuta a non perdere la speranza anche in quei momenti in cui ci sentiamo persi: è difficile scovare l’interruttore dell’anima quando l’oscurità la abita, è un lavoro di grande perseveranza ritrovare la forza di accendere la luce quando tutto intorno a noi è buio.

Ci vuole tanto coraggio per affrontare le nostre paure più profonde, ritrovarsi faccia a faccia con i mostri creati dalla testa e quei segreti inconfessati che pesano sul cuore.

Ma la forza della vita ci riporta sempre a galla, ci spinge a reagire, a credere nel domani nonostante tutto, a manifestare resilienza.

Lo spirito di sopravvivenza che vive in noi è un motore straordinario che ci permette di superare gli ostacoli quando il susseguirsi degli eventi ci mette a dura prova, ci permette di scoprire il nostro limite lasciando a noi la responsabilità di provare a superarlo.

Se vi guardate indietro vi accorgerete di quante volte avete pensato di non essere in grado di superare qualcosa e, invece, di esserci riusciti nonostante tutto.

Si va sempre avanti anche quando si giura di non esserne capaci.

Mi hanno spesso chiesto come fossi in grado di non scappare di fronte alle difficoltà e di come non lo avessi fatto nemmeno di fronte ai problemi altrui e credo sia semplicemente un fattore di empatia: è la mia natura a guidare le mie azioni.

Quando si ha una sensibilità spiccata in cui si sente sulla pelle tutto, anche il dolore degli altri, non si può rimanere sordi di fronte alla richiesta di aiuto di qualcuno. Ancora di più se a quella persona si vuole bene.

Nessuno merita di sentirsi solo nelle battaglie interiori.

Spesso aver sofferto ci fa sentire giustificati a far soffrire gli altri mentre io ho deciso che non poteva essere una scusante valida, ma, anzi, proprio le cicatrici che portavo dentro dovevano essere un ricordo indelebile che mi portasse ad avere la solidarietà di aiutare chi aveva necessità di una mano tesa.

Trovo che non bisogna vergognarsi di essere sentimentali, altruisti, romantici, di scrivere lettere d’amore, di saper perdonare e chiedere scusa, di piangere e essere sensibili….di tutte le volte che mettiamo il cuore nelle nostre azioni.

Ci hanno abituato che emotività è sinonimo di fragilità ma non è così, le persone più strutturate sono quelle che non hanno paura a farsi leggere dentro e a mostrarsi per quello che sono, anche nelle loro debolezze.

Ciò che abbiamo dentro ci rende esseri umani e spero continueranno ad esserci persone che difenderanno le piccole cose, che non sono mai piccole e mai cose, le relazioni in cui credono siano esse familiari, amicali e amorose e… proteggeranno i sogni.

Non arrendetevi al poco a cui ci stanno abituando, conservate l’integrità e la rispettabilità, la meraviglia di fronte alla bellezza e, no, non parlo di quella esteriore e materiale, ma quella che ha a che fare con la fiducia del domani, perché la bellezza che vediamo negli altri è semplicemente un riflesso di noi stessi.

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