a cura di Gabriela Angelica Rostani

Il Galateo dei Social, visto l’uso estremamente frequente che ormai si fa dei social media, è assolutamente necessario in quanto, perchè l’idea che noi vogliamo dare di noi stessi e dei nostri pensieri passa anche attraverso i social e non solo, influenza gli altri e non è accompagnata dal linguaggio verbale e para verbale che talvolta è in grado di assumere una funzione stemperante ed esplicativa di alcune espressioni.

Proviamo quindi a ragionare insieme su una serie di regole che ci possono aiutare a mantenere il giusto profilo e che contengono quegli impulsi da tastiera che potrebbero danneggiare la nostra immagine. La libertà che percepiamo dietro ad uno schermo, di comunicare i propri pensieri o di fare commenti, non è sempre rispettosa della sensibilità degli altri. 

Il Galateo dei Social

Per prima cosa nei contenuti che pubblichiamo dobbiamo utilizzare una grammatica corretta, senza periodi troppo lunghi e accompagnata con buonsenso da emoticon. Non dimentichiamo di usare le parole della gentilezza, come il “grazie” ed il “per favore”, ed evitiamo il tempo imperativo nelle richieste.

Ricordiamoci di salutare e di evitare ironie o battute dal duplice significato. Chi ci legge codifica il nostro messaggio in base a sue costruzioni mentali e soprattutto in base alla sua predisposizione d’animo che non ci è dato conoscere in quel momento. 

Quando condividiamo post o informazioni, valutiamo bene la fonte e il contenuto. Le buone maniere ci insegnano a manifestare dissenso in modo gentile e costruttivo, ma prendere posizioni o commentare senza aver prima fatto qualche riflessione o senza conoscere l’argomento, non è mai né opportuno né intelligente.

Il Galateo dei Social

Le foto non devono mai essere volgari, mai troppo intime e non dovrebbero ritrarre persone dalle quali non abbiamo ottenuto il consenso per la pubblicazione. Tutto può ritorcersi contro di noi e contro la nostra reputazione, oltre poi a non essere facilmente rimovibile dalla memoria della rete. Evitiamo di condividere in modo costante e frequente contenuti che riguardano troppo la nostra vita personale e la sfera familiare, stancano a lungo andare e le ostentazioni di qualsiasi genere mal predispongono chi non vive la stessa situazione.

Non usiamo i nostri profili social per gridare al mondo chissà cosa, non dovremmo mai scrivere parole o usare toni che vis a vis non saremmo mai capaci di esprimere. Dall’altra parte ci sono delle persone, se qualcosa non ci interessa o non è di nostro gradimento, asteniamoci dal commentare.  Nessuno ha chiesto il nostro parere ed ogni cosa ha il suo pubblico. Il mondo è bello perché è vario, recita un vecchio detto! Se si tratta di contenuti moralmente inaccettabili, abbiamo varie opzioni che ci consentono di agire per il bene comune. 

E’ capitato anche a me, nel pubblicare post relativi a iniziative di formazione o eventi, di leggere commenti offensivi o denigranti il mio lavoro – sicuramente anche a voi lettori sarà capitato – talvolta dietro a queste azioni si nascondono persone misteriose, dalla foto poco chiara e con nomi fantasiosi. Non cadiamo nel tranello di rispondere a tono, usiamo la gentilezza per replicare o ancora meglio, la non curanza…che è sempre un ottimo rimedio e vi assicuro molto più efficace. Hanno dotato i nostri profili del pulsante “blocco”, quindi usiamolo con criterio quando qualcuno persiste. Possiamo scegliere noi che pubblico seguire e che pubblico avere.

Non tagghiamo persone a caso, replicando o offendendoci se non rispondono nello stesso modo. Non è dovuto e comunque la citazione non è sempre gradita, soprattutto da chi non ci conosce. Per la stessa logica, accettiamo un diniego senza repliche, quando qualcuno non ricambia la nostra amicizia virtuale! 

Vorrei adesso soffermarmi su un aspetto molto importante che, ogni volta che mi occupo di Business Etiquette o di formazione per i colloqui di lavoro, colpisce molto. I social, soprattutto quando i profili sono aperti ed accessibili a tutti, sono un nostro bigliettino da visita. Possiamo immaginarli cosi, in questo tempo in cui la velocità e la facilità di accesso ai vari mezzi di comunicazione ha preso il sopravvento. 

Le foto ed i nickname dovrebbero essere coerenti con l’immagine di noi a lavoro. Se vogliamo dare sfogo a spiritosismi, limitiamoci ad un profilo chiuso e condiviso tra amici. Mi è capitato molto spesso di sentire che alcuni datori di lavoro o alcuni recruitment verifichino anche i nostri social, prima di farci delle offerte. 

Nello stesso tempo, valutiamo bene l’impatto di quello che scriviamo, così come le informazioni che lasciamo. Se abbiamo dichiarato di essere ammalati e ci siamo assentati a lavoro, evitiamo di pubblicare foto al mare o al ristorante. Non sta a me dirvi quanto questi comportamenti non siano ammissibili, ma non è questa la sede per parlare di etica del lavoro. Potremo farlo in una sessione dedicata.

Rispondiamo ai messaggi in chat con le stesse regole della messaggeria istantanea, evitando caratteri in grassetto, stampatello o chiusure con 5/6 punti esclamativi che rappresentano un urlo a squarciagola. La cosa più importante è di non affidare mai ai social il ruolo di principale canale comunicativo, dimenticando che le relazioni interpersonali si nutrono di aspetti molto più reali e tangibili.Ogni canale ha la sua chiave comunicativa, le sue regole e i suoi algoritmi. E’ bene conoscerli e adeguarsi alla logica di ognuno. I social sono veloci e leggeri, non è lo stesso per le email. In questo caso una risposta minimal, non è segno di buona educazione. 

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