Quel sostenibile desiderio della solidarietà femminile ho voluto intitolare così questo mio editoriale perchè oggi è l’8 di marzo, la giornata internazionale della Donna. È una ricorrenza, e a me piacciono le ricorrenze. Ricevere una Mimosa è un gesto simbolico, non materiale, ed i gesti simbolici hanno sempre lunga vita e ricordo. 

Ho sempre pensato che essere donna non è facile, soprattutto quando mi piaceva un ragazzo e, onestamente, non me la sentivo di fare il primo passo: “l’uomo è cacciatore e corteggiatore, la donna deve essere scelta; può solo far capire che vi è un interesse, ma non fare il primo passo.” E’ vero questo? Non lo so, ma questa ideologia mi ha sempre un po’ bloccata e forse delusa ed un po’ amareggiata.

Soprattutto quando, al contrario di me, vedevo le altre ragazze tuffarsi sulla “mia scelta” senza remore, senza se e senza ma. E mi arrovellavo e dicevo: ma come fa quell’uomo ad accettare l’invasione di quella donna? In tre quarti dei casi, l’uomo accettava. Ed io avevo torto. E loro avevano ragione perché ottenevano l’oggetto del desiderio. Oppure no? Lascio a voi, miei cari lettori, il vostro personale pensiero.

Le donne scelgono perché sanno quello che vogliono. Hanno personalità, voglia di fare, obiettivi da raggiungere. Da donna non posso che condividere questo comportamento, salvo quando viene messa in discussione la femminilità, e la voglia di fare, diventa voglia di strafare fino a prevaricare le altre persone, fino a sconfortare le altre donne mettendo ancora una volta in discussione la famigerata e troppo proclamata “Solidarietà femminile”.

Nessuno consiglia e nessuno giudica, tuttavia la percezione è che quando si vuole troppo qualcosa, si perde di vista ciò che abbiamo costruito negli anni: il rispetto per tutti ed il supporto a chi è più debole. 

Qualcuno dice che le donne lottano per i loro diritti. Io preferisco dire che le donne fanno valere i loro diritti di parità e, come attivista contro la violenza economica sulle donne, auspico che ogni donna si crei la sua indipendenza economica e che non debba dipendere da nessuno.

Auspico che non permetta a nessuno di violare il suo fisico e di violare la sua psiche, trovando la forza di allontanare le persone tossiche perché in fin dei conti le persone si prendono il potere che noi diamo loro.

Finisco questo editoriale, rivolgendomi a voi care lettrici: fate valere i vostri meriti, comunicate con il cuore, coltivate l’arte oratoria, guadagnate se potete, lavorate se potete, mantenete la vostra femminilità e usate, non solo l’apparenza del vostro fisico, ma l’essenza della vostra intelligenza.

Coltivate la cultura, armonizzate il vostro corpo, studiate se potete e soprattutto, abbiate cura delle altre donne, non criticatele e supportatele. Solo una donna può davvero capire un’altra donna e le sue fragilità, i suoi cambiamenti ormonali, la sua essenza, le difficoltà a crescere in un mondo ancora prettamente maschilista. Bisogna fare squadra, eppure sento spesso donne affondare il coltello nella piaga se un’altra donna è ferita oppure non capire le esigenze magari di una madre che cerca di conciliare la vita professionale con quella familiare.

In molti giardini vedo sbocciare le Mimose a quasi primavera, questo fiore bellissimo giallo il cui significato  è legato alla forza e alla femminilità ma simboleggia anche libertà, autonomia e sensibilità.

I fiori parlano, hanno il loro linguaggio universale, siamo come le Mimose, una “pallina”gialla unita a tante altre a grappoli, una vicino all’altra, Siamo così e non ci fermerà nessuno.

 “Dietro ai grandi cambiamenti ci sono sempre grandi donne, che se sostengono una causa la portano sempre più avantiSamia Nkrumah

Buon 8 Marzo a tutte voi da parte mia e da tutte le mie redattrici e dal mio team

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